Finalmente si avvera un sogno... quello di rimetter piede (e mani) sulle magnifiche rocce di dolomia del Brenta. Una finestra meteo favorevole ci permette di sperare in una minivacanza dolo-mitica :-).
Nonostante qualche titubanza insinuata dalle webcam di Campiglio, che ci presentano prati innevati e crode imbiancate, i tre gadan non si lasciano intimorire e partono "armati" di tutto punto alla volta del Brenta.
Il primo giorno trascorre tra viaggio in auto fino alla verdissima Val Rendena e camminata dal parcheggio di Vallesinella al rifugio Tuckett. Lungo il sentgiero la fatica degli zaini da Sherpa ci induce ad un silenzioso cammino, nell'attesa della vista radiosa delle pareti dolomitiche e del rifugio nostra meta.

Come al solito, nessun proposito della partenza viene rispettato e dunque eccoci pronti ad ingaggiarci con una non proprio banale salita sulla verticalissima parete sud del Castelletto Inferiore. Il nome, Castelletto, e la qualifica, Inferiore, non fanno giustizia di questa montagna tutt'altro che minore.
Infatti la via Kiene sul Castelletto appartiene al novero di quelle classiche del Brenta, addirittura definita elegantissima dal grande Ettore Castiglioni.
Interdetti di fronte al diedro strapiombante del primo tiro, optiamo per una più abbordabile variante destra che ci offre la possibilità di abituarci alla verticalità, esposizione e difficoltà tipiche degli ambienti dolomitici.
I tiri centrali invece ci offrono immediatamente un saggio di IV grado superiore in piena parete: verticalità assoluta, scalata atletica, esposizione e quasi totale assenza di protezioni in posto, richiedendo la continua ricerca della linea di salita.
Le due punte di diamante (Marcy e Red) si susseguono sui tiri di IV+ con passaggi verticali, in diedro, in camino-fessura, in traverso, mettendo alla prova la resistenza del nostro manipolo.
Finalmente dopo ore di scalata approdiamo sulla vetta della nostra croda, ma non c'è tempo per sostare: occorre iniziare quanto prima la discesa, che come ben sappiamo in Dolomiti è quasi sempre complessa e impegnativa.
Seguiamo le indicazioni forniteci dal gestore del Tuckett, ossia di percorrere la normale in discesa, essendo il lato nord innevato.
Disarrampichiamo prima in cresta, poi con molta cautela e trepidazione intraprendiamo la discesa sui ripidi pendii della via normale, concatenando terrazzini esigui invasi di detrito e piccoli risalti di roccia. Fortunatamente reperiamo un cordone su spit da cui decidiamo di tentare la doppia fino al cengione della normale. Da qui camminiamo come su di un cornicione sospeso su quasi 200 metri di vuoto... sfiorando in cerca di sicurezza la muraglia verticale che ci sovrasta. Poi contorniamo la parete ovest fino a sporgerci sulla forcella di calata sui camini della normale. Un ancoraggio non ben visibile (su masso) ci permette una calata provvidenziale, visto il ghiaccio in fusione che copre le ripide rocce sotto i nostri occhi. Non resta che concludere con una serie di doppie (alcune brevi altre meno) per giungere a terra e in pochi minuti all'agognato rifugio.
Siamo alla base piuttosto esausti ma soddisfatti per la nostra impresa: nonostante la più totale assenza di allenamento e abitudine a questi ambienti siamo riusciti entro le ore di luce a compiere questa, per noi impegnativa, scalata alla Kiene! :-)

Prese le misure sulla Kiene e dunque accantonato il progetto audace di affrontare il Campanil Basso di Brenta, ci orientiamo per una scalata di puro piacere, senza l'impegno del grado e l'ansia della ricerca della linea, nonche' con una discesa che gia' conosciamo. Attacchiamo la "normale", una sequenza di tiri brevi nel diedro canale poco invitante e piuttosto verticale. Tutto sommato questa parte, valutata III grado, ci diverte nonostante la roccia non sempre eccelsa (saranno i molti passaggi?).
Giungiamo sulla cengia gia' conosciuta (piu' bassa di quella della Normale) e la percorriamo in conserva verso sud fino a incontrare il nostro "spigolo", che pero' si presenta piu' come un diedro profondo ed una bella parete articolata alla sua sx.
I tiri ci offrono divertentissimi passaggi su roccia magnifica: placche verticali di roccia da urlo, diedrini, caminetti e traversi, insomma un compendio di arrampicata dolomitica ma su gradi per noi abbordabilissimi. Certo il III/III+ continua a sembrarci piuttosto strettino... sara'...
Giungiamo in cima allo sperone senza quasi accorgercene e vorremmo avere ancora un po' di roccia simile sopra le nostre teste. Possiamo da qui ammirare l'imponente parete centrale del Castelletto e la torretta sommitale, apprezzandone tutta la verticalità che ieri abbiamo assaggiato per bene :-).
Con tutta calma ci godiamo l'ampio panorama, aperto ad est sul Groste', a nord sull'Adamello, la Presanella, a sud ed ovest il vallone di Tuckett.
Scendiamo senza tema di incontrare sorprese conoscendo ormai la via di discesa e le doppie predisposte, rientrando al rifugio nel pomeriggio e potendo chiudere la giornata in serenita' e progettare con calma il prosieguo della vacanza.
La sera invece e' deliziata come per le sere precedenti da squisiti piatti della tradizione (dai canederli agli strangolapreti, dai tagliolini con porcini alla pasta al ragu' di cervo....) e dall'affabilita' dei ragazzi in servizio al Tuckett.

Per oggi si prevede una lunga traversata sul versante sud del Brenta, superando la bocchetta di Tuckett e contornando il massiccio alla volta del rifugio Pedrotti prima e al rifugio Brentei poi scendendo in Val di Brenta, nostra ultima tappa.
Partiamo in direzione della bocchetta di Tuckett e per tratti attrezzati evitiamo i resti del ghiacciaio, mentre poco prima della bocchetta evitiamo per un soffio il lancio di pietre di una gruppo di personaggi che stanno riattrezzando sopra le nostre teste una ferrata e non si fanno problemi a lanciare le pietre sul sentiero sottostante... 
Superata la bocchetta (e lanciati invano improperi all'indirizzo dei deficienti di cui sopra) scendiamo sul versante opposto osservando un nuovo paesaggio. Contorniamo sotto Punta Sella e Cima Vallesinella, quindi lo Spallone dei Massodi, stando più bassi delle Bocchette Alte non percorribili in sicurezza a causa della neve e del ghiaccio. Qualche tratto delicato su neve ci raccomanda prudenza, ma per lo piu' camminiamo piacevolemente in falso piano, osservando cime nuove. Giungiamo ad un bel terrazzo panoramico affacciato sulla valle delle Seghe e in vista del Croz dell'Altissimo con le sue bianche pareti. Qui sostiamo a ritemprarci. Poi ripreso il cammino ci sorprende letteralmente la vista mozzafiato del "campanile", incastonato tra la parete della Brenta Alta e gli Sfulmini. E' una visione grandiosa: un missile in rampa di lancio verso il cielo, per noi irraggiungibile.
Proseguiamo il cammino raggiungendo il rifugio Pedrotti (prima il piccolo rifugio Sella) dove assaporiamo ottimi canederli in brodo. Quando ripartiamo e giungiamo alla bocchetta di Brenta abbiamo la sorpresa di un peggioramente meteo sul lato opposto, con minacciose nubi in arrivo sulla val di Brenta e tuoni in lontananza. Conviene affrettarsi ma un tratto attrezzato ci impone ancora attenzione. Inoltre nuovamente la vista del Campanil Basso ci invita ad osservare il diedro Fehrmann con lo spallone ovest. Il cammino poi prosegue fortunatamente su placido sentiero fino al Brentei, cosicche' possiamo procedere tranquilli nonostante la pioggia abbia iniziato a battere.
Tempo di assestarci nell'affollato rifugio Brentei che cessa la pioggia ed eccoci dunque di nuovo all'aperto ad esplorare il paesaggio intorno, a cominciare dall'imponente Crozzon di Brenta e il suo ripido canalone.

Ultimo giorno in Dolomiti di Brenta: rieccoci in cammino tra nuvole e sole, a percorrere il sentiero 318 con cui chiuderemo questo stupendo anello intorno al Brenta, tra mughi e pareti verticali, sospese sui fitti boschi e verdissime praterie del fondo valle. Lungo il cammino abbiamo ancora una visione della nostra Torre, il Castelletto, elegante visione al centro di un colletto che permette di raggiungere il Tuckett. Poi ci rituffiamo nel folto dei boschi di abete e faggio fino a riuscirne al Vallesinella e all'auto.
Completiamo il nostro pellegrinaggio nell'amena Malga Pra della Casa dove gustiamo una deliziosa crostata al cospetto di una bellissima casa in legno e pietra costruita in una verde radura tra gli abeti: luogo di paradiso.