Forse e' proprio cosi' o forse perche' lo spirito di avventura radicato in me aveva bisogno di riemergere che ho deciso di affrontare uno dei trekking ritenuto tra di piu' duri: Selvaggio Blu - Sardegna.
Considerando che il percorso si svolge su terreni impervi, senza segnali sulla via o pochi e confusi, con calate in doppia, passi di arrampicata, etc.etc il tutto con totale mancanza di acqua e cibo... beh la decisione piu' saggia e' stata quella di affidarsi ad una esperta guida.
Detto, fatto, contatto la guida alpina Marcello Cominetti, esperto conoscitore di Selvaggio Blu, si forma il gruppo e via!
Ecco in sintesi le gesta del prode Gadan Papik durante i 5 giorni di avventura sul percorso di Selvaggio Blu in Sardegna.
La preparazione e' stata dura e molto precisa, caricato lo zaino, fatto il pieno al 'furgone saldato' si parte.
Il viaggio in traghetto e' stato tranquillo, il compagno di stanza non russava per fortuna.
Approdo in terra sarda e mi metto con tutta calma sulla via per Santa Maria Navarrese, luogo del randevouz con la guida ed il resto dei partecipanti, la strada e' bellissima ed a volte mi chiedo se fossi in Sardegna o in Val D'aosta.
Fatte le presentazioni ed ascoltato gli ultimi consigli della guida, la mattina del 28 Ottobre partiamo in una bellissima giornata di sole (ricordatevelo questo particolare...).
La prima tappa e' S.Maria-Pedralonga-Montesantu, circa 7 ore di cammino previste, il sentiero inizialmente e' dolce ed invoglia il passo, poi si arriva all'unica sorgente di acqua lungo tutto il percorso, riempite le borracce, bottiglie, tasche, cappelli... insomma tutto quello che puo' contenere acqua si risale faticando la magnifica cengia che taglia la parete sud di Punta Giradili e ci portiamo sull'altopiano a circa quota 750 m. dove troviamo Cuile Us'piggius.

Qui troviamo il primo rifornimento predisposto dalla guida,con cibo e acqua, facciamo pranzo , pieno d'acqua , carichiamo il cibo per la sera negli zaini e si riparte.
A questo punto si capisce perche' il percorso non e' ...come andare in centro a Torino, infatti immersi in gineprai ( adesso ho capito bene il perche' del detto "essere in un ginepraio") e boschi di lecci e pietraie , manchiamo un bivio (causa anche la distrazione indotta da noi partecipanti alla guida...) e finiamo nel Bacu Maori vallone parallelo a quello previsto.... risultato: arriviamo a Porto Cuau , che sarebbe dovuta essere la seconda tappa , dopo circa 10:40
di cammino, insomma abbiamo concatenato le prime due tappe! Ho avuto in effetti la sensazione che fosse un po' lunga ad un certo punto..... :-o
Rifocillati con la cena prendiamo sonno esausti.
IL secondo giorno e' diventato a questo punto di tutta relax , essendo gia' alla seconda tappa , ci concediamo una escursione , senza zaini a ritroso verso il luogo della prima tappa , giusto per goderci panorami mozzafiato ed un bagno rigenerante.
La calma prima della tempesta.
Dopo aver cenato nella splendida carbonaia sempre a Porto Cuao andiamo a dormire...ma solo per poco, infatti  nel dormi veglia iniziamo ad intravedere in lontananza dei lampi nel cielo
pero' sopra le nostre teste il cielo e' stellato , che ci frega..., piu' o meno rassicurati da questo particolare cerchiamo di continuare a dormire.
Alle ore 04:00  circa la mia vocina mi sveglia e mi dice di guardare su in cielo, le stelle sono scomparse rimpiazzate da nuvoloni illuminati di tanto in tanto dai lampi.
Tempo di mettere il copri sacco a pelo, coprire lo zaino con la mantellina,  che si sono aperte le cateratte, una tempesta d'acqua si e' abbattuta sul bivacco.
Ognuno si e' arrangiato come ha potuto, chi ha raccolto tutto , fatto lo zaino e si e' messo in piedi sotto la mantellina, chi ha cercato rifugio in una piccola grotta che ahime' si e' poi allagata, chi come me sotto il sacco bivacco ascoltava il rombo dell'acqua picchiare sul telo e sperava che il telo tenesse.....il tutto condito con fulmini e tuoni sempre piu' vicini.

Si fanno le 6:00 circa, la tempesta sembra placarsi, ma il cielo e' ancora carico di nuvoloni, io esco dalla mia tana fradicia, faccio lo zaino, mi metto la mantellina addosso ed ecco che la tempesta riprende dando il meglio di se'.
Fulmini cadono a destra e sinistra, boati, tuoni, vento, pioggia a dirotto e dulcis in fundo la grandine.
Cerchiamo riparo nel bosco vicino, ma senza risultato, piove sempre piu' forte, ma sono i fulmini a preoccuparci, uno cade vicino al pianoro dove eravamo poco prima, con un boato da cannonata, noi siamo carichi di ferro, tra imbraghi, materiale arrampicata, pentole, posate, barattoli e quant'altro.... insomma il goga mi goga per i fulmini.
Siamo tutti un po' 'preoccupati', non ci possiamo muovere da li', perche' il percorso prevede di camminare su delle creste esposte sulla scogliera, sarebbe un poligono per i fulmini con noi come bersaglio.
Non si puo' proseguire, anche se dovesse mollare la pioggia, il temporale sta andando nella direzione che dovremmo prendere, siamo tutti fradici, dobbiamo rientrare in qualche modo.
A questo punto scatta la ricerca del punto in cui un qualsiasi cellulare possa avere segnale per chiamare la barca in emergenza. Rischiando parecchio (i fulmini amano i campi elettromagnetici indotti dai cellulari) la guida trova 1 mq di roccia in cui il segnale arriva (1 tacca mala pena...) e contatta la barca sperando che il mare non sia troppo agitato.
La fortuna inizia a guardare dalla nostra parte, possono arrivare, cosi' ci spostiamo verso l'insenatura di porto Cuao, ci ripariamo come possiamo tra gli scogli ed attendiamo la barca.
Alle ore 10:30 circa, dopo piu' di 6 ore di tempesta, emergiamo come granchi dagli anfratti della scogliera e saliamo sul gommone, fradici ed esausti ...
e secondo voi cosa potrebbe accadere a questo punto??? il sole fa capolino tre le nubi !!!!! ARGh @#!$ mannagg.....zzo.....por...vaffa...

Ma siamo troppo fradici, tutto il materiale e' bagnato, i sacchi a pelo sono bottiglie d'acqua cosi' torniamo (sani e contenti) a Santa Maria Navarrese.
Il giorno dopo si riparte, eh si' che credete, che basti una tempesta epocale nel punto che i sardi considerano tra i piu' aridi (infatti ci prenderanno per il c..o per tutto il tempo) a fermarci?? eh no... aiooo!
Con un pulmino ci portiamo nelle vicinanze del percorso che doveva essere verso la 4 tappa, raggiungiamo a piedi il percorso originale e da li si puo' proseguire.
Iniziano cosi' le tappe piu' belle.
Cala Goloritze' (non raggiunta causa tempesta)-Grotta Biriola (circa 8 ore). Una delle due tappe piu' dure e piu' belle!
Si risale dapprima il canyon di Boladina (30 m IV-) e poi costeggiando il Bacu Mudaloru sulla sua riva sinistra idrografica si arriva all'altopiano in localita'  Ololbizzi. Si transita poi al 'passaggio segreto' di Sa Nurca dal quale due calate in corda doppia portano nella spettacolare foresta di Biriola, un bosco sospeso sul mare. Ravanando nella boscaglia si arriva al bivacco spettacolarmente appollaiato sulla scogliera, da togliere il fiato.
Io dormo nel 'tubo lancia siluri', cosi' battezzato da me perche' e' un grottino lungo e stretto, con uno spettacolo da togliere il fiato, con questo stupendo panorama negli occhi mi addormento.
Ultima tappa Grotta Biriola-Cala Sisine. Si attraversa un complesso sistema di cenge e passaggi in arrampicata (passi di IV) (10 m IV inf.), altre due calate in doppia e giu' verso Cala Sisine, la meta, evviva!! Siamo tutti contentissimi per aver portato a termine questa avventura!!!
Il gommone ci verra' a recuperare verso le 15:00, ma le sorprese non sono finite! via mare, durante il ritorno, raggiungiamo la Grotta del Fico, la guida aveva allertato i custodi, cosi' possiamo visitare una grotta meravigliosa!!!!!! il custode e' un amico della guida e speleologo, quindi ci racconta la storia della grotta con dovizia di particolari.
Possiamo rientrare all'albergo: stanchi, sporchi, assonnati, ma FELICISSIMI!!!!!

Qui si chiude il racconto della Compagnia dell'Acqua, cosi' battezzata perche' siamo riusciti a prendere acqua nel posto con il piu' basso tasso di piogge!!
Ci sarebbero ancora centinaia di situazioni da raccontare, come la prima sera durante la pulizia della gavetta sugli scogli di Porto Cuau mi vedo comparire una murena che cerca di addentare i pezzettini di carne delle mie posate, o l'incontro con il pesce spada blu...ma per quanto mi prodighi a spiegare tutto questo non sara' mai come averlo vissuto e passato, tutto quello rimarra' nel mio cuore per sempre indelebile.
Io posso solo dire che oltre che aver visto paesaggi da togliere il fiato, aver camminato su sentieri costeggiati da un mare spettacolare,
e' stata un esperienza di cammino durante la quale ho riscoperto valori come la disponibilita', l'essenzialita', la pazienza, l'umilta' e la simpatia, questo sempre, anche durante i momenti peggiori.
Ebbene si' lo avrete capito, questa avventura mi ha stregato... sarei pronto a ripartire subito per rifarla, ma la mia mente sta gia' pensando ad altre mete...
voi rimanete sintonizzati e vedrete!
Aioooo Papik