Un po' di fatica si fa volentieri per scoprire posti nuovi dove mettere le mani (e i piedi). Ci decidiamo dunque per esplorare questo nuovo angolo del Gran Dubbione, sugli invitanti torrioni del Cucetto che in altri tempi scalammo e che ogni qual volta bazzichiamo questi luoghi solleticano la nostra curiosita' scaloira.
Arranchiamo dunque per quasi un'ora, tra ripide tracce ben segnalate in erti boschi e instabili (e interminabili) pietraie, su fino alla base dell'imponente parete del cosiddetto Torrione dei Camosci, gia' ben visibile dalla strada.
La scalata si rivela subito assai tecnica, esigente in termini di fiducia nell'aderenza di mani e piedi... La chiodatura corretta ed eventualmente integrabile (cosa che in qualche caso sfruttiamo) e la roccia molto buona invitano a tentare l'aleatorieta' dei passi di aderenza. I gradi dichiarati ci appaiono azzeccati, per nulla abbondanti come affermato da taluni.
Ad eccezione del tiro di 5b, tranquillo sul grado V, e del traverso privo di difficolta', le quattro lunghezze principali viaggiano sul 6a e la caratteristica comune e' senz'altro la necessita' di fiducia in passi d'aderenza o con appoggi/appigli svasi/arrotondati.
A parte le considerazioni puramente tecniche, ne e' uscita una scalata soddisfacente, forse un po' corta (specie in rapporto alla fatica della salita), beneficiata da una giornata di temperatura assai gradevole (fresca durante l'avvicinamento e tiepida in scalata).
Cosa chiedere di piu'?