Se si cerca un itinerario inedito, scarsamente (o meglio per nulla) frequentato ecco che la media Valle Po offre numerose opportunità. Infatti mentre l'alta valle, specie nella stagione estiva rischia il "tutto esaurito", qui difficilmente si vedranno schiere di escursionisti. Segnaletica scarna o talvolta inesistente, tracce di sentieri da intuire e terreni accidentati scoraggiano i più... ma non gli amanti delle solitudini alpestri.
L'itinerario ci viene proposto da un abitante della bella frazione di Borgo, che con buona volontà ha segnato con bolli rossi la prima parte del sentiero, fino ai cosiddetti
Tre Denti, una bella formazione di rocce calcaree.
Da lì solo pochi labili segni di vernice arancione indicano un tragitto di massima sui ripidi prati che scendono dalla Tana dell'Aquila, una sorta di faglia rocciosa che delimita il pratone verso est.
L'intuito guida a raccordare i pochi segni cercando i passaggi più agevoli, scovando vaghe tracce di sentieri forse percorsi solo più dai camosci (che infatti incontriamo più volte salendo). Con fatica risaliamo la
china erbosa per poi deviare decisamente a ovest toccando il margine del Tioure che sull'altro lato incombe vertiginosamente sopra il vallone dell'Arpetto.
Evitiamo gli ultimi metri innevati e ci accampiamo per un magro pasto sull'orlo del baratro... Poi cerchiamo invano un possibile anello verso la Tana dell'Aquila. Non resta a questo punto che ripercorrere i ripidissimi prati a ritroso con una visuale ariosa che spazia in lungo in largo ma sempre dominata dalla mole imponente del
Viso.
Breve digressione al rientro per toccare le
meire La Font superiori e ripassare da quelle inferiori già attraversate in salita: uno struggente tuffo nel passato, memorie di vite passate che paiono essersi interrotte d'improvviso come in seguito ad una catastrofe. E in fondo lo spopolamento montano avvenuto negli anni '50-'60 è stato una vera catastrofe per queste vallate.