La bassa valsusa maltratta e intensamente umanizzata nel suo fondovalle nasconde valloni laterali intatti, poco battuti da escursionisti ed alpinisti. Considerazioni analoghe a quelle che feci
diversi anni orsono... in gita da queste parti.
Oggi salita in solitaria verso la Punta Adois, evidente cuspide che sovrasta l'alto vallone del Gravio. Dopo lo stradello in falsopiano inizia la ricerca di labili tracce di sentiero, con rarissimi segni escursionistici e molti di animali al pascolo. Questo fino all'imbocco del canalone sud dell'Adois: da qui più nulla, salvo un unico ometto reperito nella salita. Terreno ripido per molte centinaia di metri di dislivello e molte tracce di camoscio. Qualche passo in cui le mani aiutano volentieri a progredire ma nessuna vera difficoltà se non l'orientamento tra torrioni e roccette.
Un ripido canale finale conduce alla crestina di rocce rotte, dove volendo si può fare qualche passo di II grado, ma mai obbligato. E si giunge in cima per godere della vista sulle cime della val di Viù, ma ancora più in là ben evidenti i gruppi del Granparadiso e del Rosa. A sud è inevitabile scorgere la piramide di Viso emergere dalle nubi. A ovest la Barre des Ecrins espone i suoi candidi ghiacciai alla vista.
La traversata si completa discendendo, sempre per terreni ripidi, verso il col Portia, ma puntando poi una dorsale sud per limitare il già lungo anello.
Alpeggi ancora caricati con bovini, ovini e caprini, rendono questo angolo di valle un ultimo baluardo dei malgari con i quali due ciacole si scambiano volentieri per cogliere un punto di vista ormai "marginale", ma per fortuna non ancora estinto. Certo il terreno tritato dai bovini e le mille tracce fuorvianti ad un primo giudizio appaiono fastidiosi all'escursionista, ma l'alternativa di un totale abbandono di queste terre alte è senz'altro una prospettiva peggiore.