Che rocce!... direbbe il gadan senior (vero Gioanin?)... ed in effetti qui l'elemento onnipresente è proprio la roccia, di ottima qualità, costituita da gneiss(*) lavorato e compatto da far invidia a molti luoghi blasonati delle Alpi.
Programmiamo quest'uscita con poco anticipo, ma la finestra di bel tempo fa venire l'acquolina in bocca e la voglia di metter mano a roccia vera e sana è la mozione che ci porta in questo luogo eletto.
Eravamo venuti da queste parti giusto
un paio d'anni fa, a contemplare il mirabile scoglio e le possenti muraglie dell'Argentera, e come pellegrini nella mecca delle scalate ci eravamo poi portati sull'altro vallone (quello del Remondino) per guardare con desìo anche la Nasta ed i suoi satelliti.
Coltivata nel profondo dei nosti cuori oggi si realizza l'idea di scalare sulla più classica delle salite al Corno Stella ed una delle più meritevoli di tutte le Marittime: la cosiddetta via De Cessole, ma che dovrebbe annovare anche il vero autore, Jean Plent.
Centoventi anni dopo, con attrezzatura di ben altro tenore, guide alla mano ed i preziosi consigli di Marco gestore del rifugio Bozano, ci accostiamo con timore reverenziale a questa classicissima delle Marittime.
Sappiamo bene che non bisogna sottovalutare il IV/IV+ ed infatti l'impegno resta elevato nonostante la presenza di soste e spit di progressione. La ricerca della via (sin dall'attacco), l'attenzione a non smarrirla e le difficoltà tecniche di alcuni passaggi oltre alla severità di una parete colossale sono tutti elementi che concorrono a classificarla "D", ossia "difficile".
Partiamo presto, intorno alle 7:30, ma non fa per nulla freddo ed infatti per tutto il tempo che scaleremo in ombra (fino al "mavaus pas", L5) non rimpiangeremo affatto il calore del sole. inizieremo a patire un po' la calura semmai da L6 in poi. Giunti all'ultima sosta sul plateau sommitale una piacevole brezza ci faciliterà l'ultima fatica per calcare la croce di vetta.
Superba la visione dei vicinissimi Argentera, Monte Stella e canalone di Lourousa oltre alle mille cime delle Marittime più o meno note.
Consci che l'avventura non è finita, non ci attardiamo e ritorniamo agli zaini, poi ci rechiamo sul terrazzino espostissimo (corda fissa) da cui iniziano le 4 doppie davvero filanti di "Esprit libre/Barone". Un'esposizione al cardiopalma ed iniziare a "buttare il culo in fuori" richiede decisione dopo lungo tempo senza fare doppie su pareti di questa imponenza. Ancora qualche doppia più tranquila e siamo alla pietraia: sono le 16:30, 9 ore dopo la dipartita dal rifugio, con pochissime pause e molto dispendio energetico.
Rapidamente rientriamo dunque al nido d'aquila per saldare i conti e brindare alla nostra impresa, nonché scambiare le classiche chiacchiere con altri alponi impenitenti, alcuni dei quali, fortunati loro, si accingono a restare più giorni per mettere in carnet qualche altra bella salita su queste rocce magnifiche.
E anche noi fantastichiamo di poter ritornare qui per nuove imprese al Corno Stella e Catena delle Guide.