La frenesia di percorrere itinerari classici viene oggi soddisfatta dalla salita della via Motti alla Rocca Provenzale, dopo un
tentativo infruttuoso di vent'anni fa.
Potremmo dire "più che soddisfatta", tanto che ci è passata anche la voglia...
Il ricordo della bellissima lama della Provenzale ci aveva fatto maturare il desiderio di ritornarvi e di salire questa via dal nome illustre del
filosofo del Nuovo Mattino. Inoltre la comparsa di spit e soste scintillanti ci faceva presagire una salita sì impegnativa ma comunque piacevole e non troppo faticosa.
Invece il carattere della via si manifesta per benino sin dalla seconda lunghezza, dove l'uscita strapiombante di IV+ richiede un repertorio ed una disposizione mentale di chi sale il 6a in tutta scioltezza...
Un paio di tiri (L3 ed L4) plaisir nonostante la pochezza di protezioni e poi inizia la serie di bastonate.
L5 oppone una "strozzatura" in cui la protezione dello spit non è sufficiente a rassicurare il primo, mentre il secondo ha piena consapevolezza che non possa essere un V (o addirittura IV+ come in qualche relazione).
L6 richiede un impegno mentale elevato a cercare di non perder la retta via, inanellando i chiodi giusti ed evitando di trovarsi sul VI, visto che già il presunto V è più che sufficiente.
L7 è l'apoteosi dell'uso degli spit, non solo parsimoniosi (nella placca verticale improteggibile) ma anche illogici (portando ad uscire in traverso a dx, invece di proseguire più linearmente verso la sosta).
L8 è l'emblema del IV+ strapiombante, difficile e poco protetto... insomma tutt'altro che parente del IV.
Fine via, per fortuna.
Da qui procediamo a sx a cercare le "cenge erbose" che dovrebbero condurre alla normale. Invece di toccano almeno 3 lunghezze di 50 e più metri su roccette, sporche e terrose, con qualche passo di vero IV e finalmente tocchiamo la cengia della normale.
Non abbiamo tempo di cincischiare e, rosicchiato un magro pasto consolatorio, ripartiamo con la massima concentrazione per l'esposta via normale, dove nessun errore è permesso...
Conclusione: grande soddisfazione per aver concluso una via di questo calibro, ma la qualità della scalata per noi è nettamente inferiore alle attese e non regge il confronto con vie ben più belle alla Castello e forse nella stessa Provenzale. Con buona pace di Gian Piero Motti che avrà sempre la nostra ammirazione per la bravura nell'aprire un itinerario coraggioso su di una parete impressionante, capace di articolarsi in modo tortuoso a cercare il "facile" e di muoversi senza protezioni in questo mare di quarzite.