Una bella sfacchinata quella odierna, cumulando 17 km di sviluppo per un dislivello di circa 1300 metri, il tutto in poco più di tre ore di percorrenza.
Ci si chiederà il perché di tanta foga (o follia): l'instabilità meteorologica è la risposta lapidaria.
Le previsioni meteo infatti concordano sul rischio di piovaschi e temporali sulle Alpi, viste le temperature da piena estate.
Alle 8:30 del mattino, d'altra parte, il cielo è già bigio e nuvoloni si profilano in alto. Nemmeno mezz'ora di cammino ed inizia lo stillicidio di una pioggerellina inquietante... Metto il cuore in pace

(si fa per dire) immaginando un epilogo della gita rinchiuso in rinfugio in compagnia di altri numerosi (e chiassosi) escursionisti.
Invece salendo il cielo tende ad aprirsi e a lasciare ampi spiragli di sereno. Giunto al Migliorero intervisto il rifugista che mi informa sulle condizioni dell'itinerario, segnalando solo la presenza di neve in discesa e mettendo le mani avanti riguardo all'instabilità del tempo.
Mi avvio speranzoso dunque per il colle di Rostagno con un cielo via via sempre più azzurro. Sempre con ritmo incalzante attacco la cresta, inizialmente ripida e rocciosa, poi più articolata e divertente. Il percorso alpinistico è lungo e non c'è da perder tempo... in lontananza, verso nord, il cielo è cupo. Tratti di I e II grado, qualche discesa ad intagli dal sapore alpinistico in cui lo sguardo si perde verso i nevai che scendono dall'Ischiator.
Infine il plateau terminale e l'ometto di vetta: sono le 12, il cielo sembra promettere acqua, ma ormai il più è fatto, non resta che discendere il canalino sud. Ma una rapida occhiata mi aveva già rincuorato facendo intuire la possibilità di scendere lungo la parete di sx, evitando la seccatura dei ramponi. E così sarà fatto.
Il resto è discesa, massacrante per le gambe

, ma allietata dal panorama grandioso sui laghi dell'Ischiator e dai nevai che scendono dal Corborant. Anche l'incontro con vari gruppi di stambecchi è fonte di letizia e sollievo per l'anima, specie i teneri cuccioli accoccolati su piccole cengie

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La conclusione è il lunghissimo viaggio di ritorno, con tappa ai laghi e poi al rifugio per due chiacchiere col rifugista ed un ottimo panino.